Gli ambientalisti presentano un esposto contro il disastro operato sul Monte Catria
Gli ambientalisti presentano un esposto contro il disastro operato sul Monte Catria
ANCONA – Ben dieci associazioni ambientaliste, tra nazionali e regionali, hanno sottoscritto e poi depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Urbino denunciando quelle che ritengono essere le irregolarità con le quali si è proceduto al potenziamento e alla messa in sicurezza del comprensorio sciistico del Monte Catria, quindi delle piste esistenti (in realtà realizzandone di nuove), con la costruzione di un nuovo impianto di risalita (seggiovia) sul versante orientale del Monte Acuto, nel massiccio del Monte Catria, su progetto presentato e realizzato dal Comune capofila di Frontone.
“Le associazioni – si legge in un documento diffuso dall’Alleanza della associazioni ambientaliste marchigiane di Club Alpino Italiano, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, lega Anti Caccia, Lega Anti Vivisezione, Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, WWF Italia – ritengono che siano state disattese le prescrizioni dettate dal regolamento nazionale relativamente alle misure di conservazione delle aree ZPS e SIC (siti Natura 2000), così come quelle che accompagnano il rilascio della Valutazione di Incidenza Ambientale, provocando quel disastro ambientale ben visibile fino a decine di chilometri di distanza, nonostante le osservazioni delle Associazioni ambientaliste più volte inviate nel corso degli anni.
“Le condotte descritte e documentate relative sia alla fase autorizzativa quanto a quella esecutiva del progetto in questione dimostrano, a parere delle scriventi Associazioni, la realizzazione di opere diverse da quelle indicate nel progetto ed oggetto di autorizzazioni amministrative, oltre che una ripetuta e grave violazione anche delle prescrizione imposte quali condizioni essenziali ai fini dell’esclusione del progetto dall’assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale, con tutti i conseguenti danni ambientali già causati e causandi”.
“Varie sono le ipotesi di reato sui quali viene chiesto l’accertamento da parte della Magistratura, queste riguardano il danneggiamento aggravato, la distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto, la distruzione o deturpamento di bellezze naturali, l’aver eseguito opere in assenza di autorizzazione o in difformità da essa, la falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, la falsità commessa da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico, l’abuso d’ufficio.
“Nell’esposto si avanza pure la richiesta di voler valutare ogni iniziativa compreso il sequestro preventivo in via d’urgenza (ex art. 321 c.p.p.) del cantiere e/o di tutte le aree interessate da interventi in violazione di legge e/o prescrizioni autorizzative, sussistendone tutti i presupposti di legge.
“Nella redazione dell’esposto – si legge sempre nella nota delle associazioni ambientaliste – ci si è avvalsi degli avvocati Valentina Copparoni e Tommaso Rossi dello Studio Legale Rossi Copparoni & Partners di Ancona e del supporto tecnico peritale del prof. Fabio Taffetani, ordinario di Botanica presso la Università Politecnica delle Marche e del geologo dott. Andrea Dignani, oltre al contributo dello scomparso prof. Gabriele Fangi, già docente di Geomatica presso l’Università Politecnica delle Marche e alla collaborazione di Natalino Pierpaoli, vice-presidente dell’associazione “Monte Offo” di Mondolfo”.
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